Affascinante e davvero coinvolgente la pittura dei Preraffaelliti, corrente artistica (nata nel 1848) dell’epoca ottocentesca vittoriana. A Torino, in quel di Palazzo Chiablese nella Piazzetta Reale, in una mostra ben riuscita si può ammirare parte della loro produzione, in prestito dalla famosa Galleria Tate di Londra fino al 13 luglio 2014. A cosa si deve il loro nome? Pre-raffaelliti, ossia prima di Raffaello. Essi infatti si opponevano all’accademismo della loro epoca e all’idealizzazione della natura e della bellezza che pure Raffaello aveva operato nel Rinascimento cinquecentesco. Dunque essi auspicavano un ritorno alle origini e andavano contro la convinta fede nel progresso che in quegli anni con la rivoluzione industriale andava affermandosi sempre più prepotentemente. I Preraffaelliti desideravano riportare sulle loro tele le vestigia del passato e la nostalgia per esso e riuscire a esprimere il concetto della pura bellezza attraverso l’arte, coniugandole con la morale e la letteratura. Il nome più celebre della confraternita e fondatore del movimento fu Dante Gabriel Rossetti (1828-1882). Si trattava di un italo-inglese che si convinse di essere la reincarnazione di Dante Alighieri e anche per questo motivo antepose al suo primo nome, Gabriel, quello di Dante. Altri membri famosi del gruppo furono John Everett Millais, William Hunt, Edward Burne-Jones, John William Waterhouse e la stessa Elizabeth Siddal, la modella dai capelli rossi e prima moglie di Rossetti. Il primo quadro del percorso (che è anche il simbolo della mostra) è Ofelia di Millais. Le cronache raccontano che il pittore fece posare Elizabeth Siddal per mesi all’interno di una vasca piena d’acqua fredda per riuscire a catturare quell’immagine dolorosa ma bellissima dell’amata di Amleto morta suicida nel fiume. La stessa Elizabeth rischiò di morire a causa di una polmonite contratta per le lunghe immersioni invernali nell’acqua gelida della vasca. E sempre Elizabeth ebbe un destino simile a quello di Ofelia visto che anche lei morì suicida dopo aver ingerito una dose letale di laudano. Per il quadro di Ofelia pare che Millais abbia prima dipinto tutto lo sfondo e il fiume e solo alla fine abbia inserito il corpo esanime di Ofelia, circondata dai fiori e dalla bellezza della natura. Nel proseguo dell’allestimento il visitatore ha veramente l’imbarazzo della scelta per decidere quali siano i propri dipinti preferiti. Elencarli tutti qui sarebbe davvero faticoso, noioso e inutile! Meglio una visita fatta di persona per rendersi conto della bellezza e dei sentimenti che queste opere trasmettono. Possiamo fare però qualche accenno. Si possono ad esempio citare i grandi ritratti femminili di Rossetti come Proserpina, L’Amata o Beata Beatrix (dipinto dopo la morte di Elizabeth, vista come la sua Beatrice). Personalmente mi ha colpito tantissimo un quadro grande quanto una parete di Edward Burne-Jones intitolato L’amore e il pellegrino. Sono rimasto parecchi minuti ad ammirarlo, come rapito. Il dipinto raffigura un percorso irto di rovi da cui sta fuoriuscendo lo sventurato pellegrino. Il dipinto fa pensare a quanto sia difficile, doloroso e accidentato il percorso dell’amore e alla possibilità che alla fine di questo percorso vi sia ad accoglierci un terreno pianeggiante, il canto di un usignolo o dei fiori profumati. Andando via dalla mostra si rimane a lungo inebriati da questa profonda sensazione di bellezza che i quadri colorati, simbolici e densi di significato dei Preraffaelliti emanano in modo quasi tangibile, come solo un’essenza profumata può fare, trasmettendola al profondo del nostro spirito.
EMS, giugno 2014
UN PO’ DI FOTO…