Il Bambolotto

26 03 2014

208Nella mia tesi su Nostalghia, penultimo film di Tarkovskij, tra gli altri ho analizzato i fotogrammi in bianco e nero che ritraggono la fotografia di un bambolotto appesa a un muro che lentamente emerge dal buio.  L’immagine appare nel momento in cui la musica dell‘Inno alla Gioia di Beethoven all’improvviso si blocca ed è in forte contrasto con quel canto gioioso inneggiante a Dio e all’unione delle anime. Il bambolotto esprime il disagio delle fasce più deboli della popolazione, primi tra tutti i bambini.  Si tratta di un grido di aiuto delle nuove generazioni affinché qualcosa venga fatto per loro prima che sia troppo tardi. Trovo ciò molto attuale se consideriamo che il film risale al 1983 ed è stato scritto nel 1979.  Quello che dovrebbe essere il giocattolo di un’infanzia felice e spensierata viene presentato qui da Tarkovskij come un bambolotto mutilato, senza gambe e senza braccia e con le orbite incavate. Si tratta di un’accusa verso la società e la sua colpevole cecità. Sappiamo tutti purtroppo quanto sia difficile essere giovani  oggi e lottare per il proprio futuro che rischia ogni giorno di essere rubato per sempre. Il tema dell’infanzia è molto ricorrente nella cinematografia di Tarkovskij. Nel film quando il protagonista  chiede al suo mentore perché debba  compiere il rito della candela e quindi portare la sua luce nel mondo gli viene risposto porgendogli non a caso la domanda “Tu hai figli?”. La nostra personale missione di luce quindi è qualcosa di urgente e non rimandabile, la dobbiamo sentire, abbracciare già ora, subito, adesso, per contrastare il buio da cui è avvolto il bambolotto, simbolo del nostro futuro, dei nostri figli e del futuro di chi verrà. Ne siamo tutti responsabili, nessuno escluso. Tarkovskij non avrebbe potuto rappresentare meglio questa istanza. Ancora una volta ringrazio questo grande Maestro e il Destino per avermi fatto incrociare la sua poetica.

EMS

 

 

 

 





Grazie Andrej!

24 02 2014

enri_laureaEd eccomi di nuovo qui, a distanza di quasi un mese dall’ultimo post.  Sono stato un bel po’ occupato. Sono stato occupato in qualcosa per me di valore fondamentale e assolutamente positivo, in cui ho messo tutto me stesso fin da quando ho cominciato il percorso non molto tempo fa. E ora che questo percorso è finito, ora, sì, posso dirlo: i sogni si avverano! I sogni, a parte quelli fantascientifici (o anche questi, prima o poi, mi sa) possono diventare realtà, basta volerlo fortemente. Quando ci si impegna in qualcosa con passione, entusiasmo, trasporto, impegno e spirito di sacrificio si arriva esattamente dove si vuole, ora ne sono certo. Basta cominciare col credere di poterlo fare e si è già a metà dell’opera. Per carità, con ciò non sto dicendo che sia cosa facile. Anche i sogni hanno un prezzo. Ma se ripenso che ora il mio sogno si è avverato, allora dico che il prezzo del mio sacrificio ci sta tutto.  Va bene, dai, vi svelo qual è il mio sogno divenuto realtà e non vi tengo più sulle spine, altrimenti  corro il rischio di diventare noioso. Ecco cosa mi rende tanto felice, ecco cosa voglio condividere con voi. La scorsa settimana ho preso la mia seconda laurea e stavolta è quella che avrei voluto fin dall’inizio. A 19 anni scelsi di fare Ingegneria più col cervello che col cuore ma sapevo che stavo violentando la mia anima rinunciando al desiderato corso di Scienza della Comunicazione e al perfezionamento della mia passione per la scrittura.  Fu una decisione sofferta, che mi ha fatto stare male per tanti anni. Adesso ho potuto rimediare a quella scelta e la seconda laurea è quella dei miei sogni: Lingue e Comunicazione, classe Scienza della Comunicazione. Ripeto, un percorso impegnativo e irto di ostacoli. Ma ne è valsa la pena perché è come se io mi sia ridato il volto che avevo perduto tanto tempo fa, è come se abbia ritrovato me stesso e la mia anima abbia ritrovato parte della luce persa. Perciò, dopo questa esperienza, mi sento di consigliare a tutti di non scegliere mai secondo le convenienze del momento. Scegliete sempre col cuore, seguendo la passione, Amici! Se sceglierete col sentimento riuscirete ad opporvi con più forza agli ostacoli che la vita vi impone; ma se sceglierete con la ragione allora sarete più deboli e un bel giorno non riuscirete più ad accettare ciò che avete confezionato per voi, vi starà stretto, starete male e desidererete comunque poter tornare indietro per fare altre scelte. A chi come me non ha scelto col cuore al momento giusto dico, invece, che non è mai troppo tardi per ritrovare la strada.  Tutto è possibile se davvero lo desiderate. In ogni momento cambiare è possibile. È dura ma si può fare.

Questo post si chiama “Grazie Andrej” perché Andrej Tarkovskij è il regista (o dovrei dire il grande Saggio) su cui ho scritto la mia tesi di laurea.  Nello specifico, la mia tesi analizzava il linguaggio cinematografico del regista attraverso l’analisi di uno dei suoi ultimi film intitolato Nostalghia (1983). In questo film, attraverso la metafora della Candela portata a mano da uno Scrittore,  Tarkovskij esprime la sua visione della vita vista come un percorso accidentato e per nulla facile attraverso il quale dobbiamo cercare di difendere la nostra luce interiore e diffonderla nel mondo attraverso le nostre piccole azioni quotidiane, mettendoci al servizio degli altri e cercando di costruire un futuro per le nuove generazioni. Anche la morte, per Tarkovskij, non sarà vana per chi ha vissuto secondo i valori fondamentali della vita e ha lasciato in eredità il suo testamento esemplare che sopravvive nel tempo dopo la morte.  Io abbraccio in toto la sua filosofia, Tarkovskij era davvero molto profondo e sensibile e i suoi film lo dimostrano.

Andrej (ormai è un mio amico) è stato un meraviglioso compagno di viaggio e parlare alla mia discussione di laurea dei suoi insegnamenti e della sua saggezza per me è stato un vero onore. Mi sono ripromesso di fare da ambasciatore dei suoi insegnamenti nella vita per cui nel tempo non mancherò di condividere alcune delle sue pillole di saggezza e della sua esperienza.

Per il resto,  ricomincio da me. Adesso ricomincio da qui. Un traguardo, ma soprattutto un nuovo inizio. Perché non si finisce mai di camminare.

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Discussione sul linguaggio cinematografico di Andrej Tarkovskij e della sua poetica in “Nostalghia”

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La proclamazione: Dottore con 110 e lode!





Tarkovskij, LETTERA A PERTINI (1983)

4 10 2013

Roma, 25 gennaio 1983

Illustre e caro Presidente Pertini,

Come forse sa, sono da poco più di un anno ospite dell’Italia, Paese che ammiro e amo, dove sto completando la realizzazione di un film, Nostalghia, prodotto dalla RAI. Se trovo il coraggio di scriverLe questa lettera è solo perché confido che il Suo autorevole intervento possa, almeno temporaneamente alleviare la mia situazione. Premetto che io non sono, nel mio Paese, un “dissidente”: la mia reputazione politica, in Russia può essere definita molto buona. […] Purtroppo in vent’anni, e non certo per causa mia, sono riuscito a realizzare solo cinque film. Il motivo principale è stato la mia determinazione a girare soltanto film miei, cioè scritti e pensati da me, film d’autore come si dice in Italia, e non film ordinati dai capi della cinematografia sovietica. Di conseguenza, girare un film nel mio Paese è diventato sempre più difficile. […] Il pubblico sovietico, specie i giovani, amano i miei film. E così accade, generalmente, negli altri Paesi fuori dalla Russia. Non ho ottenuto, nell’Unione Sovietica, nessun premio o riconoscimento per il mio lavoro. Eppure, in tutto il mondo, i miei film venivano accolti favorevolmente, e premiati nei festival, facendo guadagnare prestigio al cinema sovietico. Venivano venduti all’estero, per esservi distribuiti, ma su queste cifre non mi era riconosciuto alcun compenso. […] E dunque, solo per un caso fortunato, dopo una battaglia durata quasi 4 anni, il ministro Ermas ha acconsentito a siglare un contratto con la RAI, per questo film scritto e diretto da me. Ora il mio film Nostalghia è in fase di montaggio. […] Quello che ora mi aspetta io lo so. Finito questo film, se mai riuscirò a finirlo restando a Roma, mi faranno rientrare in Unione Sovietica lasciandomi senza lavoro. Come potremo vivere, la mia famiglia e io, proprio non lo so.

Deve sapere, caro Presidente Pertini, che a Mosca io ho tre figli, una ragazza di 23 anni, un ragazzo di 21 (già abbastanza autonomi) e un bambino di 12, Andrej, che attualmente abita presso mia suocera. Mia suocera è una donna molto anziana, quasi inabile. Il piccolo è di salute malferma, soffre di difficoltà cardiache. Poiché mia moglie Larisa ha ottenuto il permesso di raggiungermi a Roma, dove lavora con me come aiuto regista, Andrej viene praticamente tenuto a Mosca come ostaggio. Mi hanno proibito di portarlo con me in Italia.

Spero di essere riuscito a farLe capire qual è, oggi, la mia situazione. Intanto in Italia mi si offrono concrete possibilità di continuare a lavorare. […] Mi giungono nuove proposte di film: mi si propone, ad esempio, di realizzare per il cinema un Amleto, che è sempre stato il mio sogno. […] A questo punto, vedendomi chiusa ogni altra strada, io mi permetto di pregarLa, Presidente Pertini, affinché Lei si rivolga con una lettera al capo del Governo sovietico, Andropov, per chiedergli che acconsenta – in nome dell’amicizia e della collaborazione fra i nostri due Paesi – a prolungare la mia permanenza in Italia per un periodo di due o tre anni, così che io possa dedicarmi a lavorare come docente in questa scuola di cinematografia che sto promuovendo. Nello sesso tempo La supplico di rivolgere, alle autorità del mio Paese, un invito ufficiale perché consentano a mia suocera, a mia moglie Larisa e al mio figlio più piccolo Andrej, di venire presso di me a Roma, per lo stesso periodo di tempo: così che io possa occuparmi da vicino della loro sussistenza e della salute del bambino.

Ho 50 anni. Ho il desiderio e bisogno di lavorare. Continuerò a riconoscere e a rispettare le autorità del mio Paese, ma desidero ricambiare la generosità di questo Paese che ora mi ospita, offrendogli ancora per qualche anno il mio lavoro.

Mi auguro, presidente Pertini, che il Suo autorevole intervento meriti ascolto presso i capi del mio Paese. Le sono fin d’ora grato per quanto potrà fare.

Con l’espressione della stima più sincera,

Andrej Tarkovskij

FONTE: Andrej Tarkovskij – DIARIO (Martirologio) – Edizioni EdM





Chi è Tarkovskij

27 07 2013
tarko

Andrej Tarkovskij 1932-1986

Tarkovskij. Andrej Tarkovskij. Questo nome a molti di voi non dirà nulla. Ad altri invece evocherà una bella serie di film d’autore, oltre che una filosofia di arte e vita.  Andrej Tarkovskij è un regista russo, anzi lo era. Perché purtroppo è mancato nel 1986 a causa di un male incurabile. Ma ha lasciato una cospicua eredità artistica. In questo periodo mi sto occupando della sua filmografia. Chi tra di voi lo conosce non avrà sicuramente dimenticato “Rublev”, “Solaris”, “Stalker”, “Lo Specchio”, “Sacrificio” e “Nostalgia”.  Sto compilando una tesi su una delle sue opere e sui suoi ideali artistici per cui ogni tanto vi annoierò (ma mica tanto) con curiosità e aneddoti di questo originale regista che aveva una visione del mondo molto simile alla mia.  Proprio ieri ho visto una video-intervista a uno dei suoi più stretti collaboratori (e amici) e mi sono commosso. Era un uomo che aveva ancora tanto da dare. Una persona molto profonda e molto triste. Era infatti un artista in esilio. La Russia gli aveva posto dei pesanti veti per quanto riguarda la produzione e la proiezione dei suoi film sia in patria che all’estero. Così Tarkovskij aveva dovuto auto-esiliarsi per non incorrere in quella assurda censura che gli avrebbe tagliato le gambe dal punto di vista professionale. Si era trasferito a vivere in Italia, stringendo amicizia con numerosi intellettuali e maestranze nostrane, tra i quali il grande Tonino Guerra.  La sua famiglia, però, era dovuta rimanere in Russia e questo lo faceva soffrire tantissimo. Io mi sto occupando proprio di “Nostalgia”, il film dell’Esilio, il primo dei suoi film girati fuori dalla Russia. “Nostalgia” è girato proprio in Italia, tra la Toscana e il Lazio.  Uno dei set principali è Bagno Vignoni, presso il bellissimo scenario della Vasca di Santa Caterina. E poi ancora la Chiesa di Monterchi, nelle campagne senesi, dove si trova il dipinto di Piero della Francesca della “Madonna del Parto”.  E Roma. Il film è sicuramente autobiografico. Il protagonista della storia rappresenta il regista stesso, i dolori e i valori sono i suoi.  Vi racconterò di lui e della sua vita nei prossimi articoli. Tarkovskij mi accompagnerà per un po’ di mesi. Un vero Maestro.  EMS








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